Giacomo Raspadori, di recente passato all’Atletico Madrid, Giovanni Simeone, che si è trasferito pochi giorni prima al Torino e la lunga quanto indubbiamente complicata separazione contrattuale tra Victor Osimhen ed il Napoli, costituiscono gli affari più importanti in uscita, almeno per ora, di questa sessione di calciomercato estivo, che ha visto il club azzurro assoluto protagonista.
La percezione dei tifosi ma anche dei comuni appassionati che seguono il Napoli è quella di un distacco emotivo ma non solo da chi ha contribuito ai successi recenti ma anche nei confronti di chi ha dimostrato abnegazione ed attaccamento. Questo evidentemente, va al di là delle doti mostrate in campo.
Ecco perchè gli addii di Jack Raspadori e del Cholito Simeone porteranno ad una percezione molto più nostalgica di quella di Osimhen, pur essendo stato quest’ultimo ancora più decisivo e protagonista.
I numeri non sono tutto
Tre attaccanti, tre addii molto diversi tra di loro ma in particolare quelli di Raspadori e Simeone sono stati accomunati da un destino abbastanza simile sotto vari punti di vista, entrambi elementi molto preziosi ed utili all’interno nello spogliatoio, mai una critica o un fiato, in un contesto che li ha visti raramente protagonisti come titolari nei tre anni in maglia azzurra.
Personalmente il concetto di riserva non l’ho mai apprezzato troppo e non lo trovo coerente con il calcio di oggi, dove il turn over è oramai una consuetudine, a fronte di numerosi impegni stagionali. Ed i numeri sono indubbiamente fondamentali ma vanno anche contestualizzati.
Raspadori e Simeone sono arrivati a pochi giorni l’uno dall’altro, precisamente nell’estate 2022, la seconda annata con Spallett in panchina, in un periodo di rifondazione azzurra e con numerose critiche annesse: via Insigne, Mertens e Koulibaly, colonne del Napoli fino a quel momento, sostituiti da un giovane georgiano, un sudcoreano, affiancati ad elementi che già conoscevano il campionato di Serie A. Raspadori aveva brillato con la maglia del Sassuolo avendo bruciato le tappe in neroverde, Simeone aveva affinato le doti da goleador in particolare con le quasi 20 marcature siglate con la casacca dell’Hellas Verona.
Il destino di “riserva” di Simeone era apparso tale fin dal principio, essendoci il titolarissimo Osimhen, mentre nell’idea del Napoli l’investimento di oltre 30 milioni per Raspadori era quello di integrarlo in vari contesti tattici. Esperimento dal punto di vista pratico, fallito, in quanto il nazionale italiano non è stato mai inquadrato come titolare.
I numeri realizzativi sono stati “da attaccante” per nessuno dei due: alla fine dell’esperienza napoletana, sono 103 presenze e 14 reti per il Cholito e 109 presenze con 18 reti complessive per Raspadori, ovviamente però bisogna considerare che buona parte delle presenze non sono registrabili da titolare, e se in particolare nella stagione 2022/23 ad essere decisivo dalla panchina è stato il Cholito, nella stagione 2024/25 lo stesso ruolo, soprattutto nel riguadagnato ruolo da titolare, l’ex Sassuolo si è rivelato fondamentale con prestazioni e reti importanti per la conquista del 4° tricolore azzurro.
I freddi numeri non restituiscono anche il bel legame che questi oramai ex tesserati hanno avuto con la piazza, entrambi accomunati anche da una grande professionalità nonostante lo scarso minutaggio: è evidente che la loro importanza e quindi decisività nel gruppo azzurro sarà ricordata come fondamentale per i due scudetti, anche durante i periodi in panchina.
La decisività così come la generosità in campo di Osimhen sono impossibili da contestare, con i numeri che avvalorano questo concetto, 76 reti in 133 presenze totali, in particolare il nigeriano è stato assoluto protagonista con ben 26 reti in Serie A (e 31 se consideriamo tutte le competizioni) nell’annata 2022/23, marcature e contributo totale che è stato fondamentale per riportare lo scudetto a Napoli dopo 33 anni.
Tuttavia le modalità, oramai conosciute, che hanno anticipato la cessione del numero 9, hanno portato ogni esponente della tifoseria a mettere in “secondo piano” l’importanza come calciatore, privilegiando un comportamento prima di tutto fuori dal campo.
Le quasi 80 reti di Osimhen realisticamente hanno avuto un peso più impattante nel lungo periodo ma infinitamente minore di quello dei suoi ex compagni di squadra nella percezione dei tifosi, soprattutto quando il tempo sarà passato ed a restare saranno solo i ricordi.